Con Fabrizio Corneli.
serit arbores
quae alteri saeculo prosint
(Cecilio Stazio)*
(*pianta alberi di cui un’altra generazione godrà i frutti)
AURA: aria, respiro, spirito animante, rivelazione spirituale, emanazione, effluvio…
e, per estensione: atmosfera, aurora, radiazione luminosa, albedo alchemica…
La parola è fortemente comunicativa e produce una molteplicità di possibili evocazioni.
Si costruisce come stratificazione di senso.
Raffigura la complessità dei livelli di lettura del contemporaneo. Genera una corrente, un guizzo dell’intelligenza che ci riporta
alla sottrazione di peso calviniana… soffio, leggerezza.
Abbiamo deciso che un segno di luce deve essere in primo luogo un’illuminazione della mente.
Sentiamo la necessità di mandare un messaggio al III Millennio: di muoversi con umile intelligenza, di guardare alla cose con profondità, di valutare il senso futuro dei propri comportamenti.
Il segno di luce è, in realtà, un segno d’ombra.
Appare di notte, impalpabile come la nostra esistenza.
Di giorno è una tabula rasa enigmatica che raccoglie e diffonde
luce.
Abbiamo completato questo segno facendolo diventare un elemento urbano di dialogo e di modificazione del luogo. Per aprirlo a 360° e allargarne i significati lo si è fatto sostenere da una serra contenente un orto botanico che si affaccia verso la stazione: un “luogo di consapevolezza della natura”. La nuova percezione della natura nelle città è uno dei temi salienti dell’architettura nel prossimo millennio e coinvolge un cambiamento radicale di atteggiamento verso i luoghi che ci sono familiari.
Vorremmo aiutare a costruire la possibilità di un’ esperienza continuativa della natura anche nei ritmi della vita quotidiana.
L’orto botanico sarà uno spazio fruibile di giorno e un elemento suggestivo con la luce notturna. Aiuterà a dare nuova vita ad un luogo che rappresenta prevalentemente uno spazio di passaggio.
Il progetto si compone di una grande superficie trapezoidale (basi di mt. 21/26 per circa 500 mq.) realizzata in pannelli prefabbricati di calcestruzzo bianco rivolta verso il centro di Milano, inclinata di 15 gradi e illuminata, in modo radente, da fari posti a raggera nel centro del lato appoggiato a terra.
Una tecnica particolare consente la materializzazione della scritta AURA attraverso la variazione delle inclinazioni della superficie di circa 1,5 gradi rispetto alla retta dei raggi luminosi.
Questa tecnica rende la differenza di chiari e scuri della scritta evidente nelle specifiche situazioni di luce prodotte nelle ore notturne, ma illeggibile e misteriosa durante il giorno.
Essendo il piano della scritta inclinato, la scritta è un’anamorfosi il cui punto di vista perfetto è posto a 60 metri (il centro della rotonda antistante). La scritta rimane leggibile sia da grande distanza (i viali di accesso alla stazione) sia da distanza ravvicinata.
A quota terra il volume definito dal piano inclinato viene raddoppiato verso la stazione a creare una serra in metallo e vetro. Al suo interno si accede tramite un percorso realizzato tra due vasche di acqua. La superficie utile complessiva è di circa mq.680, oltre ad un vano di servizio di circa mq.90.
I pannelli e la serra sono posti su struttura metallica prefabbricata fondata sui muri perimetrali della metropolitana e al di fuori di essa.
muratura.
Il pavimento interno è di ghiaia bianca.
Le piante sono poste in appositi contenitori incassati in muratura.
Viale Augusto Righi, 67,
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