“È sempre sorprendente, quando ci si mette a meditare un po’, scoprire la differenza tra pensare alle cose e pensare alla relazione fra le cose”
(G. Bateson)
Ritrovare l’unità delle cose inizia dal comprendere che tutti i sistemi sono aperti, cioè che la loro complessità è data da dinamiche e proprietà che non hanno i loro elementi singoli e che non posso spiegare semplicemente scomponendo l’oggetto.
Ritrovare l’unità significa individuare un senso, un progetto di esistenza.
Ci piace considerare il progetto come flusso di entropia negativa, cioè come pensiero costruttivo che si muove sul filo della possibilità per conformare la realtà ad una verità specifica.
Il progetto dello spazio risponde a specifiche funzioni ma soprattutto mette in relazione sistemi di significati. La sua qualità nasce cioè in quanto “arte relazionale”, dinamica fra culture del territorio e istanze dell’esistenza, fra l’identità di una società e l’ambiente in cui questa si svolge.
Il tema dell’abitare, in continua trasformazione, racchiude queste corrispondenze. La tensione verso la sostenibilità comporta dunque la consapevolezza che la nostra identità è legata e dipendente da altre identità e dai luoghi in cui si possono realizzare.
Il nostro interesse è nell’identificare le strade che vanno in quella direzione, per quanto parziali, purché siano in grado di proporre il senso di possibilità alternative.
Alcune possibili scelte:
– l’applicazione di concezioni costruttive che corrispondano ai caratteri e alla storia del luogo, che consentano ove possibile un grado di flessibilità (es. utilizzo di strutture a secco reversibili) e che possano funzionare anche sotto il profilo della riciclabilità dei materiali e della riduzione dei rifiuti di cantiere;
– la riusabilità degli edifici esistenti tramite la loro ristrutturazione prima di giungere alla demolizione o alla costruzione di nuovi complessi che determinano un forte impatto ambientale o il semplice consumo di suolo;
– un progetto del paesaggio consapevole delle essenze vegetali per l’efficienza della qualità ambientale e per la riduzione dell’inquinamento a scala microclimatica;
– l’utilizzo di tecniche “verdi” o a basso impatto, a scala sia di paesaggio sia di singolo edificio (tetti verdi, facciate verdi, fitodepurazione e trattamento delle acque, biolaghi, paesaggi sonori e controllo dell’inquinamento acustico …);
– la realizzazione di luoghi che rispondano a tematiche sociali (la città sensibile per le categorie deboli: bambini, anziani, portatori di handicap…);
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