Non crediamo più in una logica lineare del tempo.
Il tempo esprime una possibilità, un orizzonte aperto di continue configurazioni.
L’architettura traduce le dimensioni del tempo e le raffigura mediante un racconto.
Crediamo nell’architettura come pratica dell’interpretazione, ricerca di una verità ideologicamente fondata e apposizione di senso; progetto estetico che si realizza con le razionalità locali.
Fondiamo i nostri studi su un atteggiamento “debole”, alla ricerca di una visione complessa, aperta a varie influenze, che si svolge per strade che si intersecano imprevedibilmente ma che possono essere percorse con rigore.
Lavoriamo su sequenze di sintesi transitorie in cui ogni percorso resta aperto, anche il più distante o apparentemente arbitrario. Questo processo è sempre verificabile nei suoi assunti, dimostrabile nei suoi percorsi in quanto fondato sull’argomentazione razionale.
Il nostro lavoro si svolge secondo una linea concettuale e un tema che definisce la struttura dell’opera (“la forma è il fondo che torna in superficie”). L’atteggiamento interpretativo pone il rapporto necessario con i contesti e con le loro storie. Le scelte linguistiche sono determinate solo da una pertinente necessità. Il progetto si costruisce sulle condizioni di possibilità di un’esperienza e tende a creare uno stato emozionale; lo spazio è il materiale misurabile di una narrazione, di un’esperienza di spaesamento fra sistemi di significati